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BILATERALE ITALIA – GIORDANIA
Costruzioni in terra cruda: studio, recupero e innovazione nei materiali e nelle tecniche costruttive storiche
Responsabile: Sabrina Gualtieri
Personale coinvolto: Michele Macchiarola, Sonia Conte, Francesca d’Aniello
Data di inizio: 01/08/2018
Durata: 24 mesi
Finanziamento totale: 20.000 €
Bando: Accordo CNR/HCST-NCRD
Tutti i materiali sono soggetti in maniera notevole all’azione negativa dell’ambiente circostante. Il ricorso a tecnologie in grado di ridurre e/o limitare i danni che questa interazione provoca è quanto meno necessario. Nel caso di un Bene culturale, l’esigenza in più è quella di operare un intervento duraturo, di facile realizzazione e che non interferisca con la sua leggibilità. Fondamentale è la compatibilità tra il materiale del Bene culturale e quello utilizzato per il restauro e il recupero delle tecniche costruttive storiche, patrimonio culturale intangibile di un territorio.
La terra, uno dei più antichi materiali usati in architettura, fu ampiamente diffusa nell’antico Egitto e nelle civiltà della Mesopotamia. Le costruzioni di Iran, Afghanistan, Yemen, Giordania e Marocco testimoniano come l’architettura in terra si sia evoluta fino a raggiungere una perfezione tecnica con sistemi voltati, cupole e edifici a più piani.
Ci sono molte tecniche per realizzare costruzioni in terra: le più diffuse nell’area Mediterranea sono: pisé e mattoni di terra (adobe). In entrambi i casi, esistono problemi di conservazione riconducibili a fattori interni ed esterni. I primi di
tipo strutturale sono condizionati dal tipo di terra usata (troppo magra, troppo grassa e ricca in minerali espandibili); mentre i secondi sono legati prevalentemente ad agenti esterni, come la pioggia, l’uso e l’umidità di risalita che causano erosione, rigonfiamento e formazione di sali che provocano la disgregazione dei manufatti.
L’attività di ricerca è rivolta alla definizione di nuovi impasti stabilizzati chimicamente mediante l’aggiunta di calce, metacaolino, soluzioni alcaline e altri additivi (es. succhi di piante grasse, paglia) ai tradizionali impasti di mattoni crudi. Queste aggiunte consentono di avere una riduzione plasticità, un aumento della lavorabilità e favoriscono la flocculazione.
Lo scopo del progetto è quello di riprendere le antiche tecniche costruttive e i materiali disponibili in loco, sicuramente utilizzati in passato per realizzazione degli edifici dei siti giordani, e ringiovanirli creando prodotti innovativi in modo da favorire una sorta di catena del Km O.
I nuovi prodotti ottenuti potranno essere usati per interventi di recupero del patrimonio storico costruito, ma anche per la realizzazione di una nuova edilizia sostenibile in senso energetico ed economico. In particolare considerata la situazione politica dell’area mediorientale si potrà avere una ricaduta nell’edilizia pubblica visto il gran numero di rifugiati provenienti dalle zone di guerra.
Costruzioni in terra cruda del sito di Al Jafar sud-ovest della Giordania.